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Notizie » L’editore intervista l’autore: Davide Antonio Pio

Intervista [Autore] 28/02/2023 12:00:00

🌱 In occasione della pubblicazione di “Anche se fosse vero”, romanzo d’esordio di Davide Antonio Pio, in libreria dal 3 marzo 2023, abbiamo intervistato per voi l’autore.

🎤👇👀

:: Ciao Davide, il romanzo “Anche se fosse vero” è il tuo esordio letterario, sei emozionato? Potresti presentarti brevemente ai nostri lettori?

🎤 È così pericoloso, presentarsi... Ricordo ogni figuraccia di quando ho provato a farlo da solo. Parlare del libro è più semplice: “Anche se fosse vero” è nato come una parodia, ha avuto un’adolescenza in cui l’ho preso sul serio ma alla fine è tornato parodia. C’è la musica, c’è Venezia (non ci abitavo ancora quando ho iniziato). Mi sono seduto a guardare le forme di tante voci mischiarsi per poi prenderne una che mi è piaciuta: volevo scrivere qualcosa che assomigliasse alle impalcature dei set cinematografici visti da dietro, in una pausa, il tecnico che mangia, gli elettricisti che giocano a carte, l’assassino e la vittima che si truccano nella stessa stanza... Non voglio insegnare nulla né essere verosimile, realistico: metto delle parole in fila contando le sillabe e le ferite. Quanto alle emozioni - parafrasando un poeta unico - spero che le sentano gli altri.


:: Quali sono i tuoi autori di riferimento e le tue letture preferite, quelle che in qualche modo hanno influenzato la scrittura di questo tuo primo romanzo?

🎤 Shakespeare fino alla mania. I tragici greci (senza una formazione classica però, facile che non capisca nulla). Il Qohelet e Giobbe e il Libro di Tobia. Ma anche Cristina Campo, Joseph Roth, Dylan Thomas. “Il bagno di Diana” di Klossowski è un libro determinante per me, l’ha tradotto un uomo geniale, Giuseppe Girimonti Greco, che è stato il primo a leggere Anche se fosse vero e questo è un grande onore.


:: Hai una personalità che non temiamo di definire estrosa e poliedrica, nella tua biografia leggiamo che scrivi e metti in scena monologhi e drammi corali; ti occupi di letteratura (scrivi per il teatro, collabori con il festival “La Fiera delle Parole” e organizzi serate di lettura), di tossicodipendenze (laboratori in comunità, progetti di comunicazione interna nelle strutture terapeutiche), di musica (suoni, canti)… insomma possiamo dire che sei in qualche modo eclettico. In un tempo in cui si tende alla specializzazione tu tendi invece a diramare le tue competenze in più ambiti: cosa ti ha spinto a tentare questa nuova strada, qual è stata la scintilla e perché hai scelto il romanzo come modalità espressiva?

🎤 Leggendoli tutti in fila sembrano capi d’imputazione... Mi diverto molto a lavorare, a inventare continuamente, vedere cosa interessa alle persone di ciò che posso saper fare, che possa permettermi di vivere una vita dignitosa: a chiunque mi abbia offerto una possibilità devo moltissimo e devo molto a voi, Giuliano e Roberto, che avete trattato con tanta cura questo libro. Il romanzo è una forma ordinata. Le cose che ho scritto e messo in scena fino ad ora erano troppo caotiche e mi piaceva troppo che lo fossero... qui, nel romanzo, non puoi uscire dai bordi della pagina, il lettore può chiudere il libro e lanciarlo dalla finestra se tiri troppo la corda. Vedremo.


:: Quanto tempo ci hai messo a scrivere “Anche se fosse vero”? Ci racconti la sua genesi?

🎤 Tre anni in tutto. Con lunghe pause tra un momento e l’altro, la prima parte è l’ultima che ho scritto. Ho lavorato ad altre cose nel frattempo, canzoni, poesie, un dialogo lunghissimo che non so ancora se andrà in scena o nel bidone della carta (lo curo come un bonsai intanto, sopravviverà?). Inizialmente doveva trattarsi di un monologo, poi una frase ha inciso su un nervo scoperto e la prima stesura è venuta fuori con facilità (era lunga circa il doppio del libro che esce adesso).


:: Pensi di essere riuscito a definire una tua cifra stilistica?

🎤 Spero lo faccia qualcun altro... E che la cifra non sia troppo vicina allo zero.


:: “Anche se fosse vero”: perché questo titolo?

🎤 Stavo traducendo The Winter’s Tale di Shakespeare, inizialmente. Sedici sono gli anni che il Tempo salta all’inizio del quarto atto. "Anche se fosse vero" è una frase di sedici lettere ed è anche un po’ il riassunto di quella vicenda: nel processo terribile al quale assistiamo, la difesa - inesistente, suggerita - si regge sull’avere o meno commesso dei fatti...ma cambia davvero qualcosa? Pasolini ne “La Terra vista dalla Luna” lo scrive alla fine del film: «morale: essere morti o essere vivi è la stessa cosa». Il romanzo che ho scritto (mi piace chiamarlo antiromanzo, è legale?) è un bastone e si chiede a chi legge di vederlo come una spada, lo facevamo da bambini no? Magari qualcuno ci riesce ancora.


:: Nella bandella leggiamo: «È un libro-puzzle, ma qual è la storia e qual è l’immagine che le tessere mostreranno? Le scene hanno vita propria ma si adattano alla logica del lettore, a cui spetta la scelta della giusta chiave con cui entrare nelle stanze del libro. La fluidità dei personaggi li trasforma in archetipi, così come lo sfuggente Reggurbsoom incarna il lato oscuro che più affascina i personaggi e la cui identità è capace di moltiplicarsi per sfuggire al lettore». Quali sono i gangli emotivi, gli snodi logici che caratterizzano il tuo romanzo?

🎤 Di logico c’è veramente poco. C’è molto rimaneggiamento, molta riscrittura. Pagine su pagine cancellate, sottotrame eliminate all’ultimo come ponti buttati giù con la dinamite: i contenuti che stanno di qua e di là possono guardarsi ma non essere collegati. I personaggi e le loro storie indicano un centro del quale spero di non aver scritto con troppa chiarezza. Paul Klee l’ha fatto in poche parole: «l’arte non rappresenta ciò che è visibile, rende visibile». Così speravo che venisse letto questo libro, come un indice verso un punto dell’orizzonte in cui non c’è ciò che si dice, né tantomeno ha la forma di cui si dice, ma perché non immaginarlo? Ora il libro è pubblico quindi è già fin troppo gentile chi lo leggerà: ci veda quello che preferisce. La protagonista ha traumi forti, sorvola, parla di una cosa per dirne un’altra: fa il lavoro che fanno i sogni.


:: Reggurbsoom allo specchio è Moosbrugger…

🎤 Moosbrugger nel capolavoro di Musil è il soggetto di una riflessione sulla giustizia che sta ancora lì come un punto interrogativo gigante. Esiste la giusta pena? Reggurbsoom del quale scrivo è uno che ha un posto preciso nella società, ha soldi, riconoscimenti...per lui non è prevista nessuna pena quindi in un certo senso nessuna giustizia.


:: Siamo in un luogo narrativo che è Venezia, in un tempo che sembra scivolare continuamente sotto gli occhi del lettore, che cerca invece di ricomporlo e di ristabilirne la linearità; ma il libro si ostina a rimandare, almeno nella prima parte, a un tempo caotico, come se tu autore volessi rimescolare gli eventi annientando in parte il paradigma causa-effetto per rendere indipendenti le cause e gli effetti, le une dagli altri; oppure, più semplicemente, trovi troppo scontata e annoiante la concezione di linearità temporale, tipicamente occidentale, e la sostituisci con quella circolare, più tipicamente orientale, a cui tra l’altro la storia veneziana facilmente rimanda? Insomma, che ruolo ha il tempo in questa tua narrazione estrosa, in cui sembrano comporsi, a tratti, Sotto gli occhi del lettore, delle isole narrative che si configurano come dei brevi racconti?

🎤 Un verso di Insel Marty dice: «Il luogo è segreto». Pensate al ponte di Rialto, a piazza San Marco, milioni di perone hanno legato a questi luoghi un ricordo o un desiderio come se quel posto fosse proprietà privata di ciascuno, e il luogo forse conserva tutti questi ricordi. Il tempo l’ho sempre visto come un luogo: anche sulla linea del tempo ciascuno appiccica i propri numeri, dei post it che facciano ordine: il trauma recente può sembrare avvenuto dieci anni fa, di un Natale felice dell’infanzia si può sentire il profumo vivo, in dormiveglia possiamo sentire la voce di gente che non c’è più da una vita: sembra esistere tutto adesso o quasi: per questo non mi interessa la cronologia degli eventi. In più sono italiano ed esagero: «Non ci vediamo da cent’anni» può voler dire da «da sei mesi».


:: In che modo i personaggi del romanzo ti somigliano o ti esprimono?

🎤 Bisognerebbe chiederlo ad uno dei miei analisti...


:: A quali lettori è rivolto “Anche se fosse vero”? Cosa può convincere un lettore incerto a leggere il tuo romanzo?

🎤 Qualcuno che riesca a ridere in mezzo ad un uragano potrebbe trovarlo piacevole. In più c’è molta musica, certo in mezzo all’uragano fare musica è tecnicamente più difficile che ridere.


:: Anche se fosse vero… cosa cambierebbe?

🎤 Non cambierebbe niente. Un rabbino dal sapere immenso, tra gli ultimi chassidim, scrive: «Di ogni cosa è vero anche il suo contrario».


:: Hai qualcosa da aggiungere?

🎤 Ho qualcosa da togliere. Un prossimo progetto è scrivere mille pagine e poi sforbiciare fino a lasciare una sola parola, quella importante. Me lo pubblicherebbe “Il ramo e la foglia” un libro di una parola soltanto?


:: Vedremo. Intanto, grazie.


🌱👉 “Anche se fosse vero” sarà in libreria dal 3 marzo 2023.

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