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Notizie » Libro in evidenza L’editore intervista l’autore: Matteo Auciello

Intervista [Libri] 19/11/2025 11:21:50

:: Ciao Matteo. Sta per uscire, con Il ramo e la foglia edizioni, il tuo romanzo d’esordio “Tecniche miste di trasformazione”, potresti presentarti brevemente ai nostri lettori?

🎤 Ovviamente preferirei che fosse il libro a parlare di quell’entità incoerente che è la mia persona, qualunque cosa ciò possa significare. Ma raccontarsi è anche stimolante, può essere un esercizio di sintesi. Per limitarmi al mio percorso artistico, posso dire questo. Ho praticato a lungo la poesia e il teatro di ricerca come attore, intrecciandoli a fasi un po’ alterne. La narrazione è arrivata molto tardi, quasi direttamente con questo romanzo. Per vivere ho fatto e faccio tuttora l’insegnante, ma non ho mai sopportato gli specialismi. La molla di tutto è la curiosità, unita al bisogno di dare un senso alle cose e salvarsi la pelle in questa vita, l’unica che abbiamo.

:: La tua precedente pubblicazione è un libro di poesie, Dove ora sono (Italic, 2013), che ha vinto il Premio Gozzano Opera Prima; adesso l’esordio con un romanzo. Il passaggio dalla poesia alla prosa, un salto che molti autori compiono per esplorare nuove forme espressive, raccontare storie in modo diverso o semplicemente per una naturale evoluzione creativa. Perché questo cambio di genere?

🎤 Ho sentito il bisogno di entrare con la scrittura in un mondo più articolato e plurale, fatto di diversi punti di vista, più riconducibile alla vita nelle sue evidenze immediate: raccontare cosa vede un personaggio nella passeggiata verso il luogo di lavoro, raccontare cosa sente, cosa mangia, e insieme a questo suggerire una specie di promessa relativa a un senso più alto, «se questo è un racconto ti porterà da qualche parte, mio lettore». Comunque nella stesura del romanzo non ho mai percepito uno scarto tra la poesia e la prosa. Le parole della prosa scorrono del tutto equivalenti a quelle della poesia, ognuna richiede la stessa attenzione, ognuna impone un cammino paziente di costruzione del ritmo e dei significati.

:: Riguardo alle tue letture, quali sono gli autori o i titoli che ti hanno appassionato, che in qualche modo possono averti influenzato in relazione alla scrittura di questo tuo romanzo?

🎤 L’influenza è dappertutto, la scrittura si nutre dei materiali più disparati. Certamente ci sono autori che galleggiano in sospensione negli spazi vuoti del romanzo o almeno così spero che sia, in modo che il lettore non li riconosca con immediatezza. Nei casi limite saprei dire con precisione dove si nascondono: in un certo passaggio per me c’è Thomas Mann, tanto per fare un nome, in altri Flannery O’Connor o Beppe Fenoglio. La lista sarebbe lunga, ma solo alcuni di loro sono davvero gli autori della vita. Un nome su tutti potrebbe essere quello di un poeta, Antonio Porta, per la disinvoltura con cui ha attraversato le diverse possibilità del suo linguaggio. E poi mi sono scelto degli editor immaginari per la revisione dei passaggi difficili: come correggerebbe questa espressione Italo Calvino (che pure non è il mio autore preferito)?

:: Qual è la cifra compositivo-stilistica a cui ti attieni?

🎤 Mi siedo e scrivo, nel frattempo osservo il processo e cerco di capire dove il tutto mi sta portando. Mi sembra che oggi nella scrittura narrativa si tenda a lavorare molto sulla costruzione dell’intreccio, ma in questo libro ho fatto esattamente il contrario. Sono entrato nel mondo dei miei personaggi e li ho lasciati agire, cercando di non giudicarli o ricondurli a una mia idea precostituita. La prima stesura di certi dialoghi o scene di azione (ci sono anche queste, è un libro sulla lotta armata) è totalmente improvvisata, come accadrebbe in una improvvisazione teatrale “in circostanze date”. Questa inclinazione potrebbe avere effetti molto dispersivi, ma il bisogno di evidenza e concretezza riconduce il tutto alla verosimiglianza. Quindi, per definire il tutto in termini di estetiche letterarie, direi che gli ingredienti fondamentali sono questi: realismo, modernismo, ironia e un tocco di epica western.

:: Cosa ti ha spinto a scrivere “Tecniche miste di trasformazione”? Quali sono i temi che tratti? Ci racconti di questa tua opera in prosa a partire dal titolo?

🎤 Sono partito da un’immagine, uno psicoanalista raggiunge a piedi il suo studio accompagnato dalla nube dei pensieri, nell’atmosfera opprimente degli Anni di Piombo. Mi interessava osservare il protagonista, un uomo introspettivo e analitico, a contatto con la violenza della lotta armata. Non sapevo molto altro, la struttura è cresciuta liberamente intorno alle azioni dei personaggi. La psicoanalisi e la lotta armata, unite dall’irrazionalità del desiderio, sono i due temi fondamentali che mettono in moto i personaggi. Osservando il tutto, ho scoperto che tra le due esperienze c’è un’analogia nascosta: indipendentemente dagli aspetti giudiziari, su cui non mi pronuncio perché la mia è un’operazione artistica e non un saggio storico o politico, entrambe mirano a realizzare una promessa di rivoluzione (una vita libera dalla nevrosi, una società senza ingiustizie), sono insomma “tecniche di trasformazione”, come dice il titolo della sezione centrale del romanzo, poi finito in copertina grazie a un felice suggerimento dell’editore.

:: Quanto tempo ci hai messo a scrivere questo romanzo e come ti è nata l’idea?

🎤 Inizialmente avrei voluto scrivere un racconto a partire da un ricordo della mia militanza politica ai tempi dell’università, ma il testo è decisamente cresciuto sotto i miei occhi. La prima stesura è iniziata nell’estate del 2018 ed è andata avanti senza interruzioni, finché ho compreso di avere materiale per un unico romanzo molto articolato o per due più brevi. Allora mi sono concentrato sulla prima parte fino a ottenere una versione piuttosto simile all’attuale, solo un po’ più lunga. In generale il processo di revisione è consistito nell’alleggerire e asciugare. C’è un piacere delizioso nel tagliare interi blocchi di testo, il sollievo della rinuncia a sé stessi.

:: Che cosa ti aspetti da questa pubblicazione?

🎤 Innanzitutto spero di aver fatto «una cosa bella al mondo», come dice Leopardi nello Zibaldone. Ma la narrazione è anche un atto sociale, ancora più della poesia (che pure negli ultimi anni ha guadagnato riconoscimenti e spazi anche nella cultura pop). Quindi spero che il libro abbia una sua circolazione sotterranea, sia letto il più possibile e stimoli non solo un’esperienza estetica (quella che ho vissuto io stesso muovendomi insieme ai personaggi), ma anche una riflessione critica sui temi della trasformazione di sé e della lotta armata.

:: Ci sono dei lettori a cui pensi che il libro possa particolarmente interessare?

🎤 Ci sono certamente alcune categorie di lettori che potrebbero riconoscersi nelle vicende o nell’atmosfera del libro, per esempio i professionisti della cura o chiunque abbia vissuto un’esperienza di militanza politica. Ma queste vicende sono legate a una questione più ampia e trasversale, quella del cambiamento di sé e del mondo in cui viviamo. Quindi il libro può interessare a chiunque veda nella vita l’unica occasione che abbiamo per prenderci cura della nostra solitudine e della nostra fragilità.

:: Cosa può convincere un lettore incerto a leggerti?

🎤 Mi sforzo volentieri di rispondere a queste domande in modo sintetico, ma il libro, a differenza del suo autore messo alle strette, non ha idee o tesi da proporre. È un “mondo possibile”, come si suol dire. È lì perché ci si entri dentro, non vuole convincere o sedurre. Nessun ricatto. Questa è la sua forza. E poi è stato scritto con lo stile migliore possibile.

:: Hai qualcosa da aggiungere?

🎤 «Io è un altro», come scrive Rimbaud. Vale per me e per i personaggi.


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