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Il racconto del grande autore francese fa parte della Comédie humaine ed è qui proposto con testo a fronte nella nuova traduzione di Mariolina Bertini e un saggio introduttivo di Alessandra Ginzburg.
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Estate del 1819. Nel parco di un antico convento in rovina nel cuore dell’Île de France un’apparizione folgora due cacciatori di passaggio: una donna misteriosa e bellissima, dai lunghi riccioli incolti e dal pallore spettrale, che sembra incarnare la natura selvaggia del luogo. Il suo passato è una storia d’amore, di follia e di morte che condurrà il lettore in Russia, sulle rive della Beresina, facendogli rivivere la disfatta e la tragica ritirata dell’esercito napoleonico. “Adieu” è uno dei racconti della Commedia umana in cui più completamente viene in luce la complessità e la ricchezza del genio di Balzac. Vi troviamo il romanziere che gareggia con i pittori suoi contemporanei nella rappresentazione dell’“armonioso disordine” di un paesaggio fiabesco. Accanto a questo Balzac dall’ispirazione tutta visiva c’è il “grande storico” caro a Baudelaire, attento a raccontare la ritirata di Russia traducendo fedelmente in immagini il racconto di testimoni e memorialisti. E c’è infine il Balzac appassionato ai misteri della scienza, che si interroga sul linguaggio segreto della follia e sui rapporti tra la vita delle nostre emozioni e la forza del pensiero.
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«La donna si lasciò sfuggire un grido di dolore e si alzò del tutto. I suoi movimenti si succedevano con tanta grazia ed erano così rapidi che non pareva una creatura umana ma una di quelle figlie dell’aria celebrate dalla poesia di Ossian. Andò verso uno specchio d’acqua, scosse leggermente una gamba per sbarazzarsi della scarpa e parve immergere con piacere il piede bianco come l’alabastro in quella sorgente […] Poi si inginocchiò sul bordo della fontana e si divertì, come una bambina, a immergervi i lunghi capelli e a tirarli fuori bruscamente, per veder cadere goccia a goccia l’acqua di cui si erano imbevuti e che, attraversata dai raggi del sole, formava come dei rosari di perle.»
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Mariolina Bertini ha insegnato Letteratura francese all’Università di Parma dal 1988 al 2017. Ha curato edizioni italiane di Proust e di Balzac e il volume dei Meridiani Mondadori dedicato ai saggi di Giovanni Macchia. Tra le sue opere ricordiamo
Proust e la poetica del romanzo (Bollati Boringhieri, 1996), il memoir
Torino piccola (Pendragon, 2018),
L’ombra di Vautrin. Proust lettore di Balzac (Carocci e Classiques Garnier, 2019), che ha vinto il premio Italiques nel 2021, e
Su Liala (Nuova Editrice Berti, 2022). È socia nazionale residente dell’Accademia delle Scienze di Torino.
Alessandra Ginzburg è psicoanalista con funzioni didattiche della Società Italiana di Psicoanalisi e membro della International Psychoanalytic Association. Ha studiato letteratura francese con Francesco Orlando e Arnaldo Pizzorusso. Allieva di Ignacio Matte Blanco si è impegnata nell’applicazione e nella diffusione anche letteraria della sua opera. Sul versante clinico, oltre a vari saggi, ha pubblicato
La stoffa di cui sono fatti i sogni e le emozioni. Per un’applicazione clinica del pensiero di Matte Blanco (Alpes, 2020). Sul versante letterario, oltre a molteplici introduzioni a romanzi e racconti di Balzac, ha pubblicato
Il miracolo dell’analogia. Saggi su letteratura e psicoanalisi (Pacini, 2011) e
La Recherche di Proust e gli esiti del bacio negato (Alpes, 2025).
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