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Notizie » L’editore intervista l’autore: Massimiliano Città

Intervista [Libri] 21/01/2024 12:00:00

:: Ciao Massimiliano, il romanzo “Agatino il guaritore” non è il tuo primo romanzo, hai lettori che già ti conoscono e ti seguono ma potresti presentarti brevemente a quelli che ancora non ti conoscono?

🎤 Per quanto mi riguarda la domanda sulla presentazione risulta la più difficile. Se non sei James Bond (ed io non lo sono), e tendi la mano con quella voce cavernosa scandendo il tuo nome, rischi un po’ di cadere nel ridicolo, dicendo sono questo e quell’altro, ho fatto questo e quell’altro. Magari, divagando su vicende personali che interessano poco, o di contro interessano troppo rispetto al vero “interesse” che in questo caso si vorrebbe suscitare, ovvero la lettura. Sul mio blog, alla voce informazioni, ho scherzato dicendo e non dicendo, proprio per non dire. Pertanto, per brevità mi limiterò a rispondervi che mi ero già cimentato nel romanzo per ben due volte, la prima “Keep Yourself Alive” seguita a distanza di anni da “Tremante”, libri inframmezzati da alcune raccolte di racconti, ma con questa storia rompo un silenzio durato ben cinque anni.

:: Quali sono i tuoi autori di riferimento e le tue letture preferite, quelle che in qualche modo possono avere influenzato la scrittura di questo tuo nuovo romanzo?

🎤 Sono un lettore compulsivo. Saccheggio la celebre affermazione di Borges che in sostanza dice: fortunatamente ho letto molto più di quanto ho scritto. Quando penso di avere letto un capolavoro, ne giunge un altro a farmi cambiare idea, o ad integrare l’idea stessa che m’ero fatto del termine capolavoro. Dovrei farvi un elenco voluminoso che potrebbe annoiarvi e di certo lo farebbe con me. Tuttavia, ci sono scrittori imprescindibili a cui volgo lo sguardo mantenendo la giusta distanza, quali Gabriel Garcia Marquez e William Faulkner che mi hanno sempre affascinato per quel loro modo di costruire mondi in espansione. Su livelli, in questo caso, decisamente differenti. Per ridurre, magico il primo e iperrealistico il secondo, due dimensioni che ho provato a sintetizzare in questo libro (non ovviamente la poderosità degli autori ma la dimensione della narrazione, sia chiaro).

:: Cosa ti ha spinto a scrivere “Agatino il guaritore”? Perché questo titolo? Chi è Agatino?

🎤 L’idea della costrizione. Erano i giorni in cui stavamo chiusi in casa, spulciando l’elenco di morti che il Covid quotidianamente comunicava a reti unificate, come lobotomizzati, in una sospensione irreale dell’esistenza. Mi sentivo costretto in uno spazio angusto, uno spazio vitale ridotto e asfittico. Da questo spunto ha preso inizio la storia, ma come avete avuto modo di capire, lo sviluppo è stato tutt’altro. Eppure l’idea della costrizione è rimasta. Cioè che un fatto, un avvenimento, schiacci completamente la vita di un uomo, portando chi lo circonda a rivedere con gli occhi dell’oggi il trascorso e proiettarlo nel futuro stravolgendone il senso. Secondo un pensiero che sta diventando il fulcro del romanzo a cui sto lavorando: “Dicono che la vita sia un lento districarsi di istanti che si susseguono. L’ultimo ha la capacità di volgere il senso dei precedenti. I precedenti mai di sconfessare l’ultimo.”
Agatino è un personaggio dalla personalità sfaccettata, noto come guaritore, manipolatore, santone e usuraio “amico dei bisognosi”. È tutto quel che si dice e tutto quel di cui si tace. Il suo passato, poi, avvolto nel mistero, diventa un elemento fondamentale della trama. È una figura che non ha origine, le cui gesta (o i silenzi) nel tempo hanno concorso a crearne una mitizzazione. Molti credono, altri diffidano. Il solito tran-tran sulle superstizioni. Non poteva che essere suo il titolo, sua la ribalta.

:: Qual è il tema portante di questo tuo nuovo romanzo? Quali sono i gangli emotivi, gli snodi logici che lo caratterizzano?

🎤 Senza dubbio la mistificazione. L’impostura contro l’idea che le cose del mondo, gli oggetti, i fatti e le persone stesse possano inevitabilmente essere definite, con contorni precisi oltre i quali non sono più riconoscibili. E poi il pensiero che non ci sia frattura netta tra bene e male. Bene e male in questa storia si mescolano, intersecandosi senza l’ipocrita netta cesura che si presume debba esistere in una realtà idealizzata. I personaggi che popolano la vicenda contengono parti, porzioni del bene e del male e ne sviluppano forza e debolezza in base alle circostanze. Sono figure indecise, incerte, talvolta inerti di fronte al dischiudersi degli eventi. Mi sono spinto oltre il limite di una realtà fatta e definita cercando di avanzare a piccoli passi verso il mito, l’insondabile, l’inatteso.

:: Quanto tempo ci hai messo a scriverlo? Ci racconti la sua genesi?

🎤 Tengo un diario di scritture, delle pagine in cui annoto le evoluzioni delle idee che penso possano avere uno sviluppo e diventare storie. Annoto le date, i progressi. Ricercando riferimenti per la vostra domanda, mi accorgo che molte di quelle idee si concludono con qualche abbozzo e nulla più, altre hanno forma di soggetti da sviluppare rimasti muti, altre ancora – poche in verità – si compiono e vengono al mondo, come questa. Ho iniziato a scrivere di Agatino nel maggio del 2020 e in meno di un mese avevo finito la prima stesura. Mi accade sempre così. Rapidamente, quando la storia mi diverte, mi diverte raccontarmela, giungo a un’ipotetica fine abbastanza velocemente. Poi inizio a riscrivere. Più e più volte. Non so quante in questa occasione, ma posso ben dire tante.

:: Ci parli dello stile che hai adottato nella scrittura? La reputi una lettura “facile” o “difficile”, a quale tipo di lettori hai mirato nello scriverlo?

🎤 A proposito dello stile, permettetemi una breve digressione. Divertente, forse. Mi ritrovo da qualche anno a porre questa domanda ad autori e autrici che ho incontrato, fisicamente e no, lungo il mio cammino e, adesso, mi suona molto strano ritrovarmi dall’altra parte. Dunque, non saprei dire se possa definirsi facile o difficile, credo sia anche abbastanza complicato individuare il limite oltre il quale una lettura possa esserlo. Forse il linguaggio, la struttura, l’intreccio? Non saprei, certo questi elementi concorrono a comporre l’opera, a caratterizzarla e a scolpirne lo stile. Posso dirvi che non ho puntato nessun genere di lettore, perché, come ho detto prima, racconto principalmente a me stesso le storie che scrivo. Può essere un gran limite, lo riconosco, ma non scrivo per altri, per un pubblico. Non saprei farlo.

:: Che ruolo ha l’imprevisto nel tuo romanzo?

🎤 Senza cadere nel rischio di un possibile disvelamento della trama (o spoiler come si dice in questi casi), posso affermare che è cruciale. Che poi, a veder bene, l’imprevisto è il filo conduttore dell’esistenza umana. Considero naif la visione secondo la quale gli esseri umani possano fare, articolare e programmare piani ben stabiliti nell’idea di detenere il controllo di tutti i fattori. Forse, per questo motivo spesso mi lascio scorrere e altrettanto faccio con gli eventi.

:: In che modo i personaggi del romanzo ti somigliano o ti esprimono?

🎤 Non saprei, molti dicono che alla fine di ogni storia sfumature di personaggi, affermazioni, pensieri sono riconducibili a chi li scrive. Io non lo credo del tutto. Credo, come spesso mi è accaduto, che la vicenda – per ritornare all’idea precedente –, pur partendo da uno spunto di base, finisca con lo svilupparsi quasi in autonomia e i personaggi facciano le loro scelte e affermazioni e prendano le loro decisioni, in una sorta di indipendenza. Emergono, insomma, al di là del volere programmatico dell’autore. Tranne che – non è il mio caso – in maniera rigida già fin dal principio si concepisca, virgola per virgola, l’andamento della storia, ma in una dimensione del genere non mi divertirei; mancherebbe la sorpresa, l’imprevisto. Per esempio, in una storia, che ancora non ho concluso, ero partito dall’idea che l’assassino (non è prettamente un giallo, ma un omicidio c’è) fosse un personaggio e alla fine a uccidere è un altro. Cose del genere mi divertono, quando non ho il pieno controllo e cammino alla pari con l’evoluzione. Come detto, considerando la scrittura un divertimento ed essendo questa, indubitabilmente, un’esperienza, tendo a scrivere di situazioni distanti dal mio quotidiano. L’aspetto della trasmutazione mi affascina, non propriamente indossare panni altrui, ma svestire i miei per ritrovarmi oltre. Potrei considerare questo passaggio come essenziale per la mia scrittura. Pertanto non sono Agatino, né lo saprei essere ma proprio per questo ne scrivo. Perché nel momento in cui l’ho scritto lo sono stato.

:: Cosa può convincere un lettore incerto a leggere “Agatino il guaritore”?

🎤 Anche se il romanzo ha un titolo che personifica un protagonista, in verità è un romanzo corale, con varie vicende che si incrociano. Una narrazione su più livelli che tende a convergere, attratta da questo punto gravitazionale che è il mistificatore. L’idea che da una pagina all’altra, da un quadro all’altro (perché ho immaginato che le vicende che compongono il puzzle potessero essere considerate come quadri o bozzetti di scena) emerga forte l’effetto sorpresa, via via in un crescendo che culmina...

:: Hai qualcosa da aggiungere?

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