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Notizie » Intervista a Roberto Maggiani, a cura di Claudia Zironi

Intervista [Editoria] 28/09/2020 22:02:56

CZ: Roberto, perché passare da un’attività di volontariato, che tante soddisfazioni ti ha dato nel tempo, a un’impresa commerciale che si deve confrontare con un difficile mercato, quale è una casa editrice?

RM: Claudia, innanzitutto grazie per averci dato spazio su questo blog letterario tanto stimato. Vorrei subito precisare che LaRecherche.it, con la sua ormai tredicennale attività, a oggi, continuerà la sua avventura affiancando e sostenendo il fermento culturale dei nostri tempi. Come ben sai, anche perché abbiamo pubblicato alcuni e-book insieme a Versante ripido, fin da subito abbiamo aperto una collana chiamata “Libri Liberi” proprio perché aveva, e ha, l’intento di pubblicare gratuitamente, sia per gli autori sia per i lettori, testi in formato digitale, siamo a 244 titoli pubblicati, è un servizio offerto a chi desidera farsi leggere essendo certo di avere sempre la propria pubblicazione disponibile per i lettori. Queste pubblicazioni, non avendo ISBN, non entrano nel circuito distributivo delle librerie online, anche perché è imprescindibile per noi il loro elemento di gratuità. Pertanto è vero, LaRecherche.it ci ha dato soddisfazioni e continua a darcele, perché, dunque, “passare a un’impresa commerciale che si deve confrontare con un difficile mercato”? Innanzitutto, dobbiamo chiarire che Il ramo e la foglia Edizioni, la nuova casa editrice di cui vogliamo parlare, un progetto di Giuliano Brenna e mio, è totalmente indipendente da LaRecherche.it ed è un’impresa commerciale, i libri li stampiamo, per adesso solo in formato copertina flessibile, e li vendiamo nelle librerie fisiche e online. Rimane l’elemento imprescindibile della gratuità per l’autore (non significa che l’autore, a sua scelta, non possa acquistare delle copie, ovviamente scontate) ma non per il lettore. Abbiamo ritenuto necessario questo passaggio perché in tutti questi anni, affiancando molte voci autorali, ci siamo accorti che molte di loro, a nostro avviso, meriterebbero di essere pubblicate e distribuite nelle librerie, invece o nessuno le pubblica o nessuno le distribuisce, oppure ci sono libri che ci piacerebbe avere scritto noi e invece non è stato così, ma sono così belli che nasce l’istinto a farli propri: l’unico modo perché ciò sia possibile, o se ne abbia perlomeno la sensazione, è assimilarli come editori e pubblicarli. Di contro c’è un altro aspetto importante: abbiamo ricevuto, e riceviamo, molti libri di cui ci viene chiesta la recensione, la domanda che ci poniamo spesso è: com’è possibile che questo libro sia stato pubblicato? Sarebbe stato meglio non farlo o lavorarci ancora prima di darlo ai lettori.
Vorremmo, nel nostro piccolo, provare a sollevare le sorti dell’editoria – che presunzione – e aiutare le voci autorali, che riteniamo valide, a emergere. Infatti abbiamo già contattato alcuni autori che ci piace pubblicare, ma ne abbiamo una lista, oltre a continuare lo scouting. Come tu dici, mettere in piedi una casa editrice, che non richieda contributi agli autori, è un’impresa ardua. D’altra parte penso che ogni autore dovrebbe fare l’esperienza di editore prima di pubblicare, avrebbe più chiare molte variabili che entrano in gioco per l’editore e calerebbe molte assurde pretese che sento in giro nei confronti degli editori.



CZ: Cos’è per te una casa editrice? Esiste ancora una vocazione che muove un potenziale buon editore, come fu un tempo per gli Einaudi, i Bonchio, i Sonzogno, i Feltrinelli…?

RM: La vocazione, parola magica e pertinente. La vocazione è qualcosa che si manifesta dentro di noi, dapprima esilmente, con tonalità sfumate, poi inizia a colorare più decisamente una parte del nostro mondo interiore, fino ad assumere tonalità nitide, è allora che la vocazione chiede e porta all’azione, così è per i santi, così è per gli editori… così è successo a noi, piano piano, giorno dopo giorno, anno dopo anno, abbiamo capito che questo volevamo (dovevamo?) fare: scrivere! Sì perché fare l’editore significa universalizzare la propria scrittura, perderla per ritrovarla in una miriade di penne che con decisione vanno a formare quello che volgarmente viene chiamato il piano editoriale: le pubblicazioni si connoteranno di quelle voci autorali che, come ho detto prima, hanno scritto in un modo tale che l’editore stesso avrebbe voluto scrivere. Per noi è così, in misura più o meno forte, forse perché siamo anche noi autori.


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